26 maggio 2024 – TRINITA' (ANNO B) -Commento al Vangelo domenicale a cura di Don Stefano Ecobi
In questi giorni a Roma, nella chiesa di San Marcello al Corso, è esposto Il Cristo di Salvador Dalì, insieme ad un piccolissimo Crocifisso disegnato da San Giovanni della Croce e che ha ispirato il pittore. In un cielo completamente nero, Dalì ritrae il Crocifisso visto dall’alto, incurvato in avanti, senza mostrarci il volto ma soltanto la nuca e la testa riccioluta, in un’inquadratura da vertigine. Scendendo con lo sguardo lungo il legno e il corpo del Cristo, ecco che la sensazione di capogiro si dissolve, riequilibrata dalla inaspettata serenità di un paesaggio costiero, in cui è riconoscibile la baia di Port Lligat, residenza del pittore, ma che, con le barche e i pescatori, ci richiama il lago di Tiberiade. Gli occhi dello spettatore rimbalzano di continuo dall’alto in basso e viceversa, tra quel Crocifisso da vertigine e la placida quiete del panorama marittimo.
E non si capisce chi stia guardando chi: se sia Dio Padre a chinare il capo per osservarci attraverso gli occhi del suo Figlio o se invece sia il mondo di sotto a contemplare quel mistero insondabile d’amore che è l’Uomo della Croce (tenendo conto che una delle isole all’orizzonte ricalca il profilo di Dalì che, dal basso, contempla il Crocifisso incombente nel cielo). Certamente entrambi gli sguardi sono presenti.
Proprio perché, morendo in croce, Gesù ha rivelato chiaramente l’infinita profondità dell’amore di Dio per noi, a lui risorto «è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra». E, nel Vangelo di questa domenica, egli aggiunge: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Allora, se suo è ogni potere, e se egli ci ha garantito che sarà con noi ogni giorno, possiamo retoricamente domandarci, con le parole dell’Apostolo Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?», e rispondere con convinzione che nulla «potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 8,35.39). E se anche noi, come i discepoli, ci ritroviamo a dubitare, invochiamo lo Spirito Santo che ci è stato donato e chiediamogli di rinforzare la nostra fede, ricordandoci che di quel Dio noi siamo figli e a lui possiamo rivolgerci gridando: «Abbà! Padre!» (cf. Romani 8,15-16).
Nel Crocifisso si incontrano la prospettiva del Padre, che mai perde di vista il mondo da lui creato, e la placida serenità di quel panorama che ci vorrebbe ospitare tutti quanti, invitandoci alla fiduciosa certezza di saperci custoditi da un Amore senza misura. In fin dei conti, questo è lo scopo della missione affidata agli apostoli (a quelli di duemila anni fa, ma anche a noi): fare «discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» e insegnando ciò che Gesù ha comandato, affinché tutto il mondo possa scoprirsi amato da un Amore immenso come il Crocifisso e trovare ospitalità in quella pacifica baia già qui, ogni giorno della nostra vita. E lì, nello Spirito, rispondere con amore allo sguardo premuroso del Padre.