Brunswick Monogrammist Great BanquetMonogrammista di Brunswick (fl. tra il 1525 e il 1545), Parabola del grande banchetto, Museo Nazionale di Varsavia

 15 ottobre 2023 XXVIII - Tempo ordinario (Anno A) - Commento al Vangelo domenicale a cura di Don Stefano Ecobi

La parabola degli invitati alla festa di nozze presenta evidenti esagerazioni, al limite del paradossale: possibile che nessuno sia felice e onorato di essere invitato dal re? E che senso ha la reazione violenta nei confronti di coloro che portano l’invito? E poi, ammettiamolo, chi di noi non ha pensato che il povero disgraziato che alla fine viene cacciato fuori, in fondo, di colpe non ne aveva se, raccattato all’ultimo momento, non si era presentato con l’abito giusto?

In realtà, tutte queste esagerazioni hanno la loro funzione: la parabola non è cronaca di una vicenda, ma allude alla storia del popolo con Dio. Quanti hanno rifiutato l’invito del re sono coloro che, prima della venuta di Gesù, hanno tradito l’alleanza con Dio, arrivando anche ad insultare e uccidere i profeti da lui inviati (l’Antico Testamento ne è testimone). L’estensione dell’invito a «tutti quelli che troverete» è allora la chiamata alla salvezza rivolta anche a quanti non appartengono al popolo di Israele. Eccoci, dunque, anche noi, felici di essere invitati e accolti, grazie al Figlio Gesù, nella relazione con Dio, fuori dalla quale non c’è salvezza. E comprendiamo per quale motivo la parabola dipinga con toni tanto paradossali quanti rifiutano l’invito del re: come si fa a dire di no a chi ti sta salvando?

Un dettaglio, non da poco, ci rincuora e ci responsabilizza: il disinteresse e il rifiuto non hanno il potere di annullare la festa. Quel matrimonio “s’ha da fare”! Il “no” di qualcuno o di molti non può spegnere il regno di Dio, cioè il suo regnare in mezzo a noi oggi e per l’eternità: Dio non lo si cancella rifiutando il suo invito né dicendo che egli non esiste né tantomeno offendendolo. L’unico risultato che si ottiene è invece il triste autoescludersi dalla festa, dal regno, dalla relazione con l’Unico che possa salvarci. Come si suol dire, ci si tira la zappa sui piedi. La missione della Chiesa e di ogni cristiano è di annunciare il Vangelo, la bella notizia che tutti siamo invitati alla salvezza, nella speranza che anche chi ha detto di no una, dieci, cento volte, possa essere raggiunto dallo stupore per questo Dio che non smette di raccoglierci dai «crocicchi delle strade».

Allo stesso tempo, non basta aver ricevuto l’invito e averlo accettato una volta. Occorre anche l’abito nuziale: è necessario coltivare quotidianamente la nostra risposta al Signore, la relazione con lui, che è lo Sposo. Il disgraziato gettato fuori nelle tenebre ci richiama, con toni forti ma efficaci, alla vigilanza e alla preghiera affinché siamo rivestiti della Grazia che il Signore dona a quanti la chiedono. Cosicché i nostri pensieri e sentimenti siano in accordo con lui, e le nostre parole e azioni siano espressione di quella carità che da lui sgorga. Rivestiti di Cristo, per una festa senza fine.