15gennaio 2023 - VIII Tempo Ordinario (Anno A)- Commento al Vangelo domenicale a cura di Don Stefano Ecobi
Basilica di Santa Prassede (Roma) - mosaico dell'Agnus Dei
Chi è Gesù? Il Battista, ancor prima di incontrarlo, conosceva già la sua identità, perché lui, Giovanni, era inviato ad indicare il Messia vicino, presente nel mondo. Solo, non sapeva ancora con quale volto, con quale nome. La gente vedeva la persona di Gesù e presto avrebbe conosciuto anche il suo nome, ma non sapeva ancora quale fosse la sua identità intima, il segreto che custodiva.
Per noi è ancora diverso: conosciamo il nome di Gesù, anche solo come personaggio storico; la Sindone, l’arte e recentemente anche qualche tentativo di ricostruzione in 3D ci consentono di immaginarne l’aspetto; conosciamo praticamente tutto quello che c’è da sapere su di lui, o così pensiamo. Eppure troppo spesso ci è indifferente, non ci sorprende, non ci riguarda. Un po’ come qualcosa che da piccolo ti appassionava, ma poi l’hai messa da parte perché ormai sei grande.
La questione è che per tutti Gesù è arrivato, anche per noi. Il braccio del Battista rimane teso ad indicarlo presente, la sua testimonianza echeggia nel Vangelo e nella voce di chi ritiene valga ancora la pena presentare Gesù all’umanità di oggi. E questa domenica le parole di Giovanni ci consegnano diversi “nomi”, diverse definizioni di Gesù: ci sarà almeno uno di questo nomi che in qualche modo ci riguardi! Egli è «l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo»: non ci percepiamo almeno imperfetti, bisognosi di un’aggiustata? Gesù è colui che «era prima» e che, atteso, «viene»: non siamo in attesa di qualcosa o qualcuno, magari anche da tanto tempo, perché la nostra esistenza cambi un po’ il passo? Su Gesù rimane lo Spirito Santo e quindi, venendoci incontro, lo porta con sé: non avvertiamo il desiderio di volare un po’ più in alto, di mordere la vita, di vivere con spirito? Gesù è «un uomo» che è «il Figlio di Dio»: non vorremmo forse tutti che il nostro essere donne e uomini, semplici e fragili, divenisse dimora di una felicità che da soli non riusciamo, non possiamo costruire?
Basta continuare a sfogliare il Vangelo per raccogliere altri “nomi” con cui Cristo ci viene incontro: è il fratello, l’amico, il Signore della vita, il vincitore sulla morte, il Dio vicino, la Parola rivolta a noi, il Dio delle sorprese. Se almeno uno di questi ci riguarda, anche solo di striscio, allora Gesù ha qualcosa da dire alla nostra vita, ha qualcosa da fare con noi. Cominciamo a contemplarlo a partire dal nome che più parla alla nostra vita: ascoltiamolo e parliamogli, invocandolo con quel nome. Poi, pian piano, anche grazie ai Vangeli delle prossime domeniche di questo Tempo Ordinario, allargheremo lo sguardo per cogliere qualcosa in più del suo mistero. Ma per oggi, accontentiamoci di scoprire che questo Gesù c’entra con la nostra vita, e che gli interessiamo. Non è cosa da poco!