1 gennaio 2023 - Maria SS.ma Madre di Dio (Anno A)- Commento al Vangelo domenicale a cura di Don Stefano Ecobi
Madonna di Vladimir, Galleria Tret'jakov di Mosca
Nel suo viaggio nell’aldilà, dopo aver disceso i tetri gironi infernali e salito le faticose ma terapeutiche scale del Purgatorio, Dante attraversa in volo il regno celeste, fino a giungere al cospetto di Dio. Prima del salto finale, quando i concetti diventano troppo sublimi e le parole si rivelano insufficienti, la narrazione si concede una sosta e il Poeta, per bocca di San Bernardo, si rivolge a colei che, sola, può preparare mente e cuore all’incontro con la realtà divina. E comincia: «Vergine Madre, figlia del tuo figlio…» (Par. XXXIII, 1). Nel giro di una decina di versi, Dante condensa quanto celebriamo in questo primo giorno dell’anno: il mistero di una donna che, nella sua umile disponibilità, diventa Madre di Dio. Dunque, allo stesso tempo, il mistero del Creatore che si fa figlio di una sua creatura. I due misteri, della Madre e del Figlio, vanno insieme e scombinano le nostre povere coordinate umane, al punto da farci girare la testa. Una donna diventa madre di Dio, l’Infinito si fa bambino.
Maria è il crocevia della Grazia che, attraverso di lei e grazie al suo “sì”, entra nel mondo e desidera raggiungere ciascuno di noi. La Vergine Madre, nel suo essere la più umile e dunque la più alta di tutte le creature, è custode del mistero dell’Incarnazione, l’irruzione gentile ma decisiva del Figlio di Dio, Luce e Salvatore del mondo. Per questo Dante rivolge a lei la sua preghiera: chi meglio di Maria può preparare il nostro cuore all’incontro con il Signore? E per questo, secoli e secoli di cristiani si sono rivolti a lei nella preghiera confidente, semplice e altissima, dell’Ave Maria.
Vedendo «Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia», i pastori sono colmati di stupore e di gioia, e se ne torneranno «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto»: si trasforma la loro giornata, e chissà, forse tutta la loro vita. Di certo in quel momento si trasformava la vita dell’intera umanità, anche se l’umanità intera ancora non lo sapeva. «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».
All’inizio del nuovo anno, colmi delle speranze tipiche di ogni nuovo inizio, ma forse anche un po’ oppressi da delusioni e disillusioni, vogliamo rivolgerci alla Regina della pace, al suo cuore di Madre, perché accolga le attese e le fatiche di ciascuno di noi e del mondo intero e le presenti al suo Figlio, principe della pace. Lei che, come mirabilmente suggerisce il Poeta, è «il bel zaffiro» di cui il cielo «s’inzaffira» (Par. XXIII, 101-102), lei che colora e impreziosisce il paradiso, sia presenza costante e affettuosa, colorando e impreziosendo dei suoi doni — primo fra tutti il suo Figlio Gesù e la sua pace — ogni giorno, ogni istante dell’anno nuovo in cui, nel suo nome, ci incamminiamo.