11 dicembre 2022 - III Domenica di Avvento (Anno A)- Commento al Vangelo domenicale a cura di Don Stefano Ecobi
Domenico Ghirlandaio, La predicazione di San Giovanni Battista, 1485-1490, Cappella Tornabuoni, Cappella Tornabuoni, Basilica di Santa Maria Novella, Firenze
Anche il profeta ha dubbi. Ed ha bisogno della testimonianza di altri. Chiuso in prigione, di fronte alla possibilità reale di aver concluso la sua carriera di profeta, Giovanni Battista si trova a dover affrontare un dubbio terribile: il rischio di non aver saputo cogliere i segni, di aver indicato il Messia sbagliato, di essere stato un falso profeta. Non permette, però, alla paura di paralizzarlo, e coglie l’occasione per trasformare i dubbi in domande. «Sei tu… o dobbiamo aspettarne un altro?».
Se il dubbio rimane tale, inchioda la persona lì dov’è, macera nel suo cuore e diventa sentenza istintiva, pregiudizio, facilmente anche pettegolezzo. Se invece si muta in domanda, diventa forza propulsiva, spinta alla ricerca, che mette in movimento. Trasformare il dubbio in domanda è processo faticoso perché richiede l’umiltà di riconoscersi ignoranti in materia. Ma è proprio questa umiltà il segreto della ricerca, dell’imparare, dell’ascoltare, dunque anche della carità.
Ovviamente, la domanda non può essere la fine. Però è l’inizio necessario, che rende possibile il vedere i segni, l’ascoltare le risposte, l’accogliere i doni. Il Battista riceve da Gesù, attraverso i discepoli, una risposta che è un catalogo di gesti: restituzione della vista ai ciechi e dell’udito ai sordi, guarigione di zoppi e lebbrosi, risuscitazione di morti, annuncio di una buona notizia ai poveri. Non ci viene detto quale sia la sua reazione, se gli sia bastato questo elenco di azioni compiute da Gesù. Ma dircelo sarebbe superfluo. Perché, da buon profeta, il Battista avrà di certo saputo riconoscere in quei gesti lo stile del Messia annunciato da un suo predecessore di qualche secolo prima, tale Isaia (vedi la Prima Lettura di questa domenica, in particolare Is 35,5-6). Trattando il Battista come un profeta, Gesù risponde non con un semplice “sì” (ancora fraintendibile), ma dimostrando che davvero è lui quello che stavano aspettando. E che Giovanni è stato, ed è ancora, profeta veritiero.
In questa domenica, il Battista è per noi esempio di umiltà, con l’atteggiamento di chi sa che non si è mai così maestri da non aver nulla da imparare, mai così sapienti da non aver nulla da chiedere. Anzi, il vero sapiente, il buon maestro, è colui che, invece di zittire i dubbi — facendone una prigione che inchioda sul posto —, li accoglie e li trasforma in domande perché diventino occasione per ascoltare i testimoni e far crescere la fede. Benedetti siano i dubbi, allora: a noi il compito di maneggiarli con umiltà.